Ogni volta che vedo una Tesla in giro per le strade mi sale un sentore di profondo rammarico. Non ho alcuna competenza riguardo agli autoveicoli, né mi interessa averne. Ho il dubbio fondato che nemmeno buona parte dei possessori di Tesla ne abbiano. Ché comprarsi una Tesla, chiaramente, e banalmente, non è acquisire un’automobile, ma un intero universo valoriale.
Se Roland Barthes avesse scritto i suoi Miti d’oggi non nel 1957, ma oggi, sicuramente un capitoletto sarebbe destinato al marchio automobilistico di Elon Musk, se non a Musk stesso. Perché Tesla significa appoggiare la presunta genialità del presunto genio, entrare a far parte – per modo di dire – del famoso club degli 1%, dire al mondo che si ha un certo gusto (ove per gusto s’intende, chiaramente, reddito). Perché indulgo nei “presunti”? Mi sembra quasi ovvio: Elon Musk è tutt’altro che un genio, e la categoria stessa della genialità (al di là dell’aggettivo, “geniale”, che ha una sua positività) ingloba una serie di attributi deteriori.
È, in effetti, alla presunta genialità di Musk che dobbiamo il fatto che Musk stesso si stia piano piano impadronendo di più o meno tutto (proprio in questi giorni ad esempio ce la smena con Grok). La stessa nozione di monopolio deborda dal côté economico per allargarsi alla totalità del reale. Musk ha convinto tutti di essere un genio, uno scienziato pazzo, un visionario, ammaliando gli investitori e inzigando stuoli di poveri miserini che da anni lavorano gratis per lui, pubblicando su YouTube stralci di interviste dove il Nostro dice la sua un po’ su tutto. Quasi sempre pescando qua e là da un immaginario fantascientifico che ben gli pre-esiste, e che è stato in realtà spesso edificato da nomi i quali non ricordiamo, di menti le quali forse avevano per davvero qualcosa di “geniale”. Il successo di Musk sta nell’ignoranza di chi gli dà retta, che ha preso come innovative idee le quali mi appaiono quasi sempre prelevate da un universo di fiction superficiale.
Non sto qui a ricostruire la liceità o meno dei mezzi coi quali Musk si sia arricchito. Non è il mio campo (esistono comunque documentati studi a riguardo). Mi limito a proporre due spunti: il primo è quello aperto sopra, e riguarda Musk come figura dell’immaginario, ammantata da un alone di genialità completamente fuorviante quando poi si guarda a cosa Musk produce e dice. Quanto a ciò che dice, non c’è stata una volta dico una che abbia sentito una dichiarazione di Musk che non fosse o dozzinale, o semplicistica, o aberrante. Terrà tutte per le sue aziende le sue considerazioni più geniali? Quanto a ciò che produce, mi si deve ancora far capire (sarò ottuso io) quando abbiamo iniziato a considerare geni i piazzisti di automobili, perché nel cinema mi pare invece di vederli lì, depressi in Mississippi, a provare a intortare poveri allocchi. Ok, Neuralink è affascinante (ma l’idea dietro è quella – vecchia come il cucco – della telepatia), e il resto sono speculazioni anni ‘50 sulla colonizzazione di Marte (e lanciafiamme).
Il secondo spunto riguarda la sorprendente vicinanza tra Musk e Berlusconi (quest’ultimo da interpretarsi come una sorta di Trump in miniatura, e con il beneficio in ogni caso di poggiare su una formazione culturale italiana, che a vederla oggi non è poco). Anche Berlusconi è stato, per molti, anche insospettabili, un genio. Un genio della comunicazione, per inciso (e poi un uomo tanto tanto generoso coi suoi lacchè). Ora, come per Musk, a me i segni di questa genialità sfuggono, e ho il dubbio che la confusione generale riguardi il fatto che abbiamo iniziato ad attribuire la problematica categoria a chi, con mezzi opachi, sviluppa imperi economici ed enormi capacità d’influenza. Spesso aggirando o tradendo le regole che gli altri, non geniali, invece seguono. Così la genialità di Berlusconi è stata quella di concepire un sistema che in maniera sleale si è imposto nella mediasfera italiana, divorandola, e riducendo un popolo a una condizione d’ansia quando non prende Canale 5. E quella di Musk è stata di corroborare un sistema in cui il denaro, virtualizzato, ha a che fare con operazioni speculativo-finanziarie che poco o nulla c’entrano con la qualità dei prodotti delle sue aziende (i quali, da un punto di vista ideativo, sono ridicoli).
La cosa grave è che Musk con questi trucchetti sia arrivato fino alla Casa Bianca? Certo, è grave, gravissimo, che a un megalomane convinto di essere un Dio si dia non più solo un enorme potere economico, ma anche un saldo potere istituzionale. Ma a essere lungimiranti è ancora più grave che a questi individui si conceda il diritto di veto sulla nostra idea di futuro. E io, povero cretinetto, che penso a un mondo con meno automobili (e senza alcuna Tesla) come a un mondo migliore, un po’ fatico a crederci.

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