Ho rivisto la trilogia del Signore degli anelli. Non è una delle mie trilogie del cuore, ed erano anni che continuavo a postporre una visione più adulta (il cosiddetto rewatch). Queste notti per qualche motivo qualcosa si è acceso, e allora mi ci sono rituffato. Devo purtroppo confermare la mia sensazione originaria. Non è un fatto di, come si dice, “invecchiamento”. I film che invecchiano male sono evidentemente già brutti in partenza, se ci sono film che invecchiano invece bene e alle volte benissimo. Se si è uno spettatore alfabetizzato, allora si può soprassedere su una CGI chiaramente un po’ retrò, così come su montaggi non in linea con la frenesia del presente.
I due problemi maggiori della Trilogia per me hanno a che fare sì, con il montaggio, ma in una accezione più sottile, da un lato, e con il senso delle proporzioni dall’altro.
Primo punto: a me sembra che la Terra di Mezzo sia grande quanto la provincia di Cuneo. Però se ne parla, invece, come del mondo intero. Cioè mi sembra che i film siano montati in un modo che non dà la misura della supposta vastità dell’universo attribuito a Tolkien. La Compagnia parte per un’avventura fantastica, deve salvare il mondo, ma il necessario tempo di passaggio da una regione all’altra sembra non esistere. Appare tutto troppo “vicino”. Ricordo di avere avuto questa sensazione anche con Il trono di spade, dove a un certo punto non mi spiegavo la velocità con la quale i personaggi viaggiavano da una sponda all’altra di Westeros. Al contrario l’astuzia di Harry Potter è quella di ambientare tutto in una scuola e dintorni, così eliminando il problema alla radice. Beninteso: mi è chiaro che la cosa interessante per il grande pubblico siano i momenti salienti, le battaglie, gli incontri con i mostri etc. Ma umilmente penso che l’architettura del viaggio avrebbe potuto essere meglio concepita, specie se si tratta di classico “viaggio dell’eroe”, come plasticamente quello di Frodo vorrebbe essere.
In merito al senso delle proporzioni vale qualcosa di simile. L’epicità del Signore degli anelli dovrebbe avere a che fare con un mondo enorme, che si perde a vista d’occhio, ma poi sono sempre – almeno fino a quasi la fine – boschetti, radure, fortezze di medie dimensioni, i campi d’azione principale. Non ho respirato quell’afflato che invece, ad esempio, c’è tutto nel Dune di Villeneuve (che farei rientrare nel calderone dell’epica contemporanea). Non ho sentito quel senso di “perdita a vista d’occhio” che spesso viene attribuito al film e alle sue battaglie. E in questo caso potrebbe essere un fatto di schermo (a casa guardo i film non certo in un maxischermo), ma forse anche un segno della mano di Peter Jackson, che al Signore degli anelli arrivava dopo aver inanellato una serie di film medio-piccoli uno più bello dell’altro, e che ora si confrontava con un cambio di scala considerevole e definitivo. Insomma, forse questa strana sproporzione, di un mondo presuntamente enorme che poi appare come invece un grande alveare con piccole celle narrative, è un dato estetico, su cui mi pare non si è ancora ragionato tanto nell’immensità di studi riguardanti la Trilogia.
In ogni caso, i film sono godibili, anche se ahimè (e me ne spiaccio) non proprio my cup of tea (o la mia sigaretta di Erba Pipa).

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