Il panorama degli horror-thriller a basso costo è sterminato, e fra i (pochi?) meriti delle piattaforme c’è quello di offrire in catalogo cinema che altrimenti con molta difficoltà incontreremmo. Similmente social media come TikTok – se alleniamo un po’ l’algoritmo – ogni tanto ci offrono consigli interessanti. Così ho visto questo Away Further Instructions, produzione inglese del 2018 diretta da tal Johnny Kevorkian, il cui cognome era così evocativo da scaturirmi immediatamente curiosità.
Il film, purtroppo, non è un granché. Ho beccato ogni tanto, nel mare anonimo del cinema low budget (o low cost), film degni di nota, ma non mi sentirei di dare questo attributo all’opera in questione. Trama: una famiglia disfunzionale si riunisce il giorno di Natale, salvo accorgersi che la loro casetta è stata barricata dall’esterno da un misterioso muro di metallo. Completamente isolati, potranno solo assecondare le istruzioni che il tubo catodico invia loro dall’esterno, le quali tuttavia sembrano tutt’altro che per il loro bene (e tutt’altro che umane).
Il sapore generale è quello di un immaginario lovecraftiano, oggi in gran voga, e che tuttavia ho trovato ben più ficcante in film come Il colore venuto dallo spazio (Richard Stanley 2019) o il misconosciuto, ma efficace, The Void – Il vuoto (Steven Kostanski e Jeremy Gillespie 2016). L’innesco drammaturgico è di una semplicità disarmante e iperderivativa. Uno spazio isolato, un nemico (?) che osserva da fuori ma che non può essere osservato da dentro, un gruppo di persone conflittuale. È un giochino classico, un cliché narrativo, non per questo da detestare. Il problema è sempre come si lavora sulla variazione sul tema, ed è qui che sorgono i problemi per Away Further Instructions.
Il film infatti sembra davvero un po’ troppo “da manuale”, nel predisporre il conflitto famigliare in maniera drastica (un padre-padrone di fatto nazista, un figlio che si è fidanzato con una ragazza straniera, e a contorno pochi altri elementi stereotipici). Nell’estremizzare sin da subito questi caratteri il risultato è un totale decadimento della sospensione dell’incredulità. Le cose, cioè, precipitano troppo in fretta, e molte delle scelte fatte dai personaggi ci appaiono sostanzialmente inverosimili. Insomma, c’è un problema di sceneggiatura, che – mi pare – si appoggia eccessivamente sul presupposto di base (che però di per sé non è originale, e anzi è la base di partenza di centinaia di simili survival horror). Sembra, in sostanza, che il film sia il risultato di una serata alcolica fra qualche amico appassionato di cinema dove il più brillo di tutti, pensando di inventarsi chissà che, se n’è uscito con la supposta genialata: e se facessimo un film dove sono tutti intrappolati in una casa da una forza misteriosa?
Messa così è inevitabile tornare a Buñuel e al suo El Ángel exterminador (1962). Non c’era in quel caso il bisogno di alcun espediente, semplicemente da quella casa non si poteva uscire, e il teatro degli orrori che ne scaturiva mi pare fosse ben più stimolante.
C’è per davvero un’estetica delle forze invisibili, che ci costringono a stare o ad andarcene, che vale la pena di esplorare. Away Further Instructions tuttavia mi pare destinato se non al dimenticatoio, di certo a non prendere posto nel consesso dei film che abbiamo qualcosa di realmente interessante da dire al riguardo.

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