Lamæntinus

Cose di cui francamente nessuno sentiva il bisogno

Quanti Samuel L. Jackson può contenere un aeroplano?

L’oracolo di Jackson.

Mi è capitato di recente, in un volo lungo 11 ore, di assistere a un fenomeno che ha i tratti del miracolo. Mentre compulsavo la lista dei film offerti dal catalogo della compagnia aerea (cinese), con consueta curiosità, e sceglievo di guardare qualcosa, ho come sempre curiosato i sedili che mi erano accessibili alla vista. Sugli aeroplani, specie se viaggi in economy (e io viaggio in economy) si abdica alla nozione di privacy. Se i voli sono molto lunghi anche quella di igiene inizia a vacillare.

Così nella mia goffa indagine socio-etnografica ho da un lato visto confermate alcune ipotesi (una gran quantità di cartoni animati e, ancora, film Marvel, oltre che una discreta attenzione alla produzione cinematografica cinese stessa), dall’altro ho assistito a un fenomeno sorprendente. Tre passeggeri, variamente dislocati nella cabina, guardavano contemporaneamente tre film con Samuel L. Jackson. I tre film, per inciso, erano diversi. Il primo era, per l’appunto, un Marvel movie, credo uno degli Avengers (li ho visti tutti, ma distinguerli mentre si sorvola il Kazakistan è complesso). L’altro Miss Peregrine di Tim Burton, un film “medio” ove il Nostro interpreta il temibile mister Barron. Il terzo Come ti ammazzo il bodyguard, non so se il primo o il secondo (li ho visti entrambi, ma anche qui, non ho capito).

La cosa ancora più straordinaria è stata che a un certo punto il mio orizzonte visivo era tale da poter vedere i tre Samuel L. Jackson in contemporanea, per una strana forma di sincronizzazione (oltre che a riprova che effettivamente al magnetico attore viene usualmente conferito un cospicuo screen time). Sarà che sugli aeroplani, forse, i Samuel L. Jackson si sincronizzano come succede alle mestruazioni alle donne che vivono per un po’ di tempo assieme (che però mi dice internet essere un falso mito, e non mi addentro ulteriormente)?

Considero questa esperienza – una sorta di ubiquità samueljacksoniana – rara per una serie di concomitanti fattori, primo dei quali che per essere vissuta ci deve essere in effetti un inopportuno studioso di cinema, abbastanza molesto da spiare cosa guardano gli altri passeggeri, su un volo per la Cina. La considero anche interessante perché ci dà in effetti un’idea aggiornata di cosa voglia dire essere divi oggi. L’ipercircolazione del volto di Samuel L. Jackson non è un dato spontaneo. È un dato strategico. La selezione di almeno tre film con lui protagonista nel catalogo di una compagnia di voli cinesi ci racconta di una star conciliante, potenzialmente palatabile un po’ per tutti i gusti, adatta a “passare il tempo” mentre si è in alta quota. Gli studi sui film visti in aereo sono pochi. Ne ho letto uno interessante qualche anno fa, di Stephen Groening. In terra nostrana uno studio interessante è anche quello di Emiliano Rossi del 2019: Cine-Traffic in the Air: the Geographies of Inflight Movies from a Selection of European Airlines.

Forse, alla fine, la vera misura di una star globale non è il numero di Oscar vinti, ma quante volte contemporaneamente la puoi vedere a 10000 metri sopra Astana.

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