Lamæntinus

Cose di cui francamente nessuno sentiva il bisogno

Buon compleanno Capitan Tomìn

Non sempre bisogna ricorrere alla derattizzazione.

Ha appena compiuto un anno la libreria indipendente Capitan Tomìn, sita in Torino Via Goffredo Casalis, 44/B. Luogo speciale per molti motivi, non ultimo il fatto che quando sono in astinenza di caramelle gommose so di potervene trovare sempre. Ma anche, e soprattutto, perché è un luogo che, oltre ad assolvere egregiamente alla propria missione – e cioè di costituire un punto di riferimento in qualità di libreria per ragazzi e bambini – mi ricorda, e quanto ce ne sia bisogno lo sa il cielo solo, che nelle nubi scure del nostro contemporaneo possono ancora aprirsi degli spicchi di luce.

Capitan Tomìn è l’alter ego topesco di Simone, mio amico dell’università che, almeno da quando ci conosciamo, ha sempre contenuto in sé due versioni in lotta. L’una, più umbratile e taciturna, che è segno di un sicuro spessore umano, l’altra più manifestamente e nobilmente infantile e sognante. Simone per anni, durante e dopo la laurea, ha svolto ottimamente una professione certa e stabile, quella di receptionist (scalando peraltro la gerarchia interna alla professione) in hotel di livello torinesi. E tuttavia questa cosa non gli bastava. Così ha fatto quello che spesso i giornali online e non descrivono come un sogno impossibile, abbandonando una posizione sicura per seguire la propria idea, quella, appunto, di dedicarsi alla letteratura per l’infanzia. Ha così addomesticato la propria chimera.

Ricordo molti anni fa, quando ancora la libreria non era stata partorita, ma già in qualche modo albergava nell’inconscio del Nostro, una passeggiata sul Lungo Po Antonelli. Simone mi raccontava di un suo progetto, una serie animata con protagonista un detective toro, ambientata a Torino. Io gliela commentavo con fare professorale (odioso). Ne litigammo, anche in maniera “violenta”. Aveva riversato in questa idea una serie di ambizioni, e io le avevo sterilizzate con uno sguardo forse troppo analitico. Fu credo la nostra unica lite, che interpreto come segno importante perché in quella, come in altre occasioni, a parlare era la pulsione di Simone a non arrendersi all’hotellerie, a cercare respiro fuori, nel suo caso nella forma di un’impresa costruita con fatica, mettendo da parte risparmi e accumulando incertezze, e che oggi, dopo un anno, mi pare un successo personale, di coppia (la libreria deve molto anche a Gaia) e collettivo. Un successo sociale, che con la sua piccola insegna azzurra, in una traversa di Corso Francia, ci dà una sonora lezione di dignità.

Ne ho conosciuti altri di giovani imprenditori coraggiosi. Di quelli che hanno la stoffa per cambiare questo mondo in fiamme. Con alcuni di loro collaboro e mi sento quasi quotidianamente (ve ne parlerò altre volte, abbiamo tempo). Sono fra i miei migliori amici. Giovani imprenditori che al di là delle sciocchezze idiote del personal branding fanno quel che fanno perché ci credono veramente.

Oggi i miei auguri vanno a Capitan Tomìn, non solo un topastro con velleità marinaresche (che già basterebbe), bensì il risultato di una volontà che è quella forse più importante: non arrendersi. Come direbbe lui: formaggio all’arrembaggio, e cento di queste fette di groviera.

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